La transumanza: storia di un gregge in cerca d’autore

Qualcuno potrebbe pensare di assistere ad una opera di Pirandello, teatro nel teatro, ma non è così. Gli spettatori, purtroppo, non si trovano né in platea né in galleria, bensì tra le vie della nostra drammatica città. La transumanza di consiglieri, presidenti, deputati sembra non fare più notizia, l’indignazione ha presto lasciato il posto all’ordinarietà. I cittadini, che per molti rimangono solo elettori, devono comprendere fino in fondo cosa comporti un passaggio da una coalizione ad un’altra. I cittadini devono avere ben chiaro chi siano i candidati che abitualmente svolazzano da destra a sinistra e viceversa, perché non è solo una questione etica, il loro squalificante comportamento si riverbera sull’amministrazione del territorio. Infatti, non è solo il politico che presta fede al proprio ideale, sposato anche dagli elettori, ad essere tradito, ma anche i cittadini che hanno delegato il transumante. Il discorso non può essere liquidato con un laconico: questa è la politica, è il gioco delle parti, si vince e si perde, perché improvvisamente la lampadina fulminata sotto casa della signora Peppina avrà la precedenza su quella della signora Filippa, le delibere saranno camaleontiche e non più condivisibili. Agli spettatori di quest’opera drammatica non importano gli interessi personali che guidano i greggi e neanche quali siano le promesse del capocomico, chi paga per vedere uno spettacolo di cui conosce già la trama non vuole vedere colpi di scena e cambi di finale. Se lo spettacolo dura 5 anni, che si abbia almeno la compiacenza di calcare il palcoscenico recitando le battute scritte dagli autori e per le quali si è stati scritturati, altrimenti è auspicabile che il pubblico sostituisca gli applausi con fischi.

Il miracolo del terzo lago e il mistero degli oneri concessori

Da anni, i messinesi assistono alla singolare comparsa di un nuovo lago limitrofo a quello già esistente in località Ganzirri.

Il fenomeno, che ha del paranormale, si verifica periodicamente lungo le vie del villaggio ed esistono numerosi reperti fotografici che ne attestano la veridicità. Gli scienziati, comunque, sono riusciti a fornire importanti spiegazioni e tutte riconducibili all’opera dell’uomo, sbugiardando la spiegazione religiosa. Infatti, guardando dal mare il borgo marinaro di Ganzirri si intravedono in lontananza delle sparute macchie verdi, che testimoniano la presenza di una preesistente collina. Proprio qualche giorno fa, una mia cuginetta di 8 anni mi raccontava che la maestra gli aveva spiegato che la pioggia viene trattenuta dalle radici degli alberi presenti sulle colline. Vuoi vedere, allora, che è per colpa di tutto quel cemento che c’è sulle colline, che a valle si creano quegli allagamenti? Possiamo esserne certi. Quello che invece non potrà spiegare una maestra dell’elementari, è come non siano riusciti, in tutti questi anni, a trovare una soluzione ingegneristica per risolvere il problema della raccolta acque bianche lungo la via Consolare Pompea. La mia cuginetta continuerà a rimanere all’oscuro del perché, gli oneri concessori per l’urbanizzazione primaria, versati nelle casse comunali dai numerosi costruttori per la realizzazione di ville milionarie, non siano stati impiegati per contrastare il fenomeno che ad ogni pioggia paralizza un paese e crea seri pericoli ai cittadini. Siamo certi, che sarebbe stato più affascinante credere alla tesi mistica ed intraprendere, immediatamente, l’iter burocratico per la nuova denominazione di laghetti di Ganzirri, che a differenza di quelli di Tindari, sono ancora in attesa del vero miracolo, quello dell’intercessione degli organi competenti.

Ricominciamo da tre

Non sappiamo ancora cosa ci riservi il futuro, ma sembra che per il Comune di Messina ci siano buone probabilità di un ritorno alla restaurazione. Ovviamente, a far presagire il ritorno in pompa magna dell’Ancien Regìme è l’esito dell’ultima consultazione elettorale. I messinesi sono stati chiari e sono rimasti pochissimi mesi per modificare il corso della storia, che a quanto pare, per qualcuno risulta già scritta. Tutti gli schieramenti che ci rappresenteranno alla Regione sono concordi che sia prioritario porre fine all’esperienza dell’Amministrazione targata Accorinti, buttandosi questi 5 anni alle spalle. Spesso, e secondo qualcuno, anche volentieri ho mosso critiche alla Giunta ed è vero, ho esercitato il mio ruolo di consigliere schierato all’opposizione. Ho criticato e mi sono opposto ad alcune scelte dell’Amministrazione Accorinti tante volte, ma sempre per tutelare il nostro  territorio, ma sono tante anche le volte che ho detto grazie e vi posso assicurare che è stato  molto più appagante. Non è il mio compito fare il bilancio dell’Amministrazione, esistono già validissimi portavoce, ma una cosa la voglio dire ed è un po’ anche il mio augurio: ricominciamo da tre, perché altrimenti saranno stati 5 anni sprecati. Certo, se si fossero evitati alcuni errori, se molte promesse fossero state mantenute e la rivoluzione culturale fosse stata affiancata da azioni concrete ad alto impatto  sulla vivibilità della città, non sarei qui ad esternare quelle che sono le mie preoccupazioni. Le critiche condizioni economiche che imperversano sulla città, come sull’Isola e sul Paese, ci pongono come al solito tra l’incudine ed il martello ed è veramente difficile esprimere un voto non condizionato. È sempre il bisogno a far pendere l’ago della bilancia dalla stessa parte. Volutamente non scendo nei dettagli, perché tanto quelli li conosciamo bene tutti. Ognuno sfrutta le debolezze altrui per imporre il proprio potere e affermare la propria supremazia. La differenza tra una promessa di un posto di lavoro, la cessione di denaro, l’intimidazione o il dilagante populismo, si assottiglia a tal punto da potersi considerare alla stessa stregua. Mi auspico che queste considerazioni possano indurre la nostra Amministrazione a fare una seria autocritica ed a tentare il tutto per tutto fino a giugno 2018 e non perché sia un loro sostenitore ma perché, come diceva Massimo Troisi, se tre cose buone le ho fatte meglio ricominciare da tre e non da zero. La gestione della città ora fa gola a tanti, a troppi e non possiamo rischiare, nuovamente, di dover scegliere il meno peggio o cedere ai morsi della fame consegnandola nuovamente a chi ci ha ridotto all’elemosina. Assolverò fino alla fine del mandato il mio compito di consigliere, proponendo ove richiesto e opponendomi se necessario, ma non sceglierò mai Barabba.

LA POSTAZIONE MILMART DI SAN PLACIDO CALONERÒ.

 

Oggi ho ricevuto dal dott. Armando Donato un invito ad approfondire un articolo pubblicato nel 2011 su:

https://cariddiweb.wordpress.com/2011/04/14/la-postazione-milmart-di-san-placido-calonero/

La foto a corredo dell’articolo è stata pubblicata per la prima volta nel 2009 in una monografia dello stesso autore, che collabora per:

Bollettino d’Archivio Ufficio Storico Marina Militare

Rassegna Online Esercito Italiano

Società Italiana di Storia Militare

Armi Antiche , Accademia di San Marciano

British Archaeological Report

After the Battle
Premesse.
Messina ha la fortuna (per nulla sfruttata) di possedere tante opere militari permanenti ascrivibili a vari periodi. Uno dei più significativi è quello che intercorre tra la metà degli anni Trenta e il 1943, nel quale furono edificati gli ultimi sistemi difensivi messinesi (detti fam e fat) in sostituzione di quelli ottocenteschi ormai inutili e vetusti. Tali sistemi furono di fatto utilizzati nel secondo conflitto mondiale, periodo importantissimo per la Sicilia e Messina, cronologicamente ancora vicino a noi e di cui conserviamo ancora tantissimi esempi di architettura militare contemporanea, perfettamente osservabili e che al contrario di quanto si vuole far credere, mantengono ben viva la memoria di quei fatti. Basti pensare che in quanto ad opere permanenti, nonostante siano passati vari decenni e la progressiva urbanizzazione, dalle ricerche sul campo nel solo territorio del Comune di Messina è stato rilevato ancora integro e visibile un totale di:
40 postazioni in casamatta per ami leggere o controcarro;

5 postazioni in barbetta del tipo Tobruk;

5 postazioni controcarro in barbetta;

2 ricoveri;

6 postazione per telegoniometro;

1 osservatorio principale

2 direzioni tiro

2 postazioni per aerofono;

1 postazioni per telemetro navale;

1 postazione per cannoncino c.o.;

1 batteria terrestre da 75/27 (poi c.a.);

2 batterie costiere;

8 batterie contraeree o d.c.
Fatte queste premesse, un luogo certamente significativo è la postazione di intercettazione aereonavale di San Placido Calonerò. Si tratta di una serie di varie opere sistemate a oltre 100 di quota su un piccolo promontorio di poco sottostante il monastero di San Placido. Esse erano a vario titolo deputate al controllo dello stretto di Messina e in modo particolare del suo ingresso meridionale.

Così come ricorda una targa ancora leggibile, la gestione spettava alla VI legione MILMART (Milizia Marittima di Artiglieria) al comando del console (colonnello) Michele Tomasello; ovvero un reparto della MVSN dipendente dalla DICAT, pari ad un reggimento. Alle legioni MILMART spettava principalmente la gestione delle batterie delle Piazze MM (come Messina) in collaborazione con le altre armi.

L’opera più significativa che risalta subito all’attenzione è certamente la postazione aerofonica, o meglio il “complesso segnalatore a tre mura d’ascolto a stella abbinato a postazione aerofonica” per aerofono mod. Galileo. Secondo le carte esisteva un prototipo costruito a cura e su progetto del Comando VI Legione Milmart (per tramite Dicat-Messina), presso la batteria MS620 di Torre Faro e un altro presso Campo Italia, ma l’unica opera delle tre ancora visibile è appunto quella in questione. La struttura risalente alla fine degli anni Trenta, è in ottimo stato, presenta notevoli dimensioni e si compone di un nucleo centrale su due piani di cui uno ipogeico e uno scoperto per la strumentazione; il tutto coronato da un muro d’ascolto triplo a generatrice parabolica, utile a facilitare le attività di intercettazione aerea e in secondo luogo offrire una minima protezione (sono ben visibili i fori dei mitragliamenti e spezzonamenti aerei). L’accesso al piano sotterraneo è ad est, mentre la scala che conduce al piano superiore a nord, ciò indica che l’orientamento della struttura è a sud. La postazione conserva inoltre ancora l’originaria colorazione policroma rimasta praticamente intatta.

Tuttavia poco distante esistono altre opere di varia natura; scendendo infatti verso l’estremità del promontorio, si notato i resti di vari alloggi, baraccamenti e altre opere di servizio, mentre è ben visibile una piccola struttura dotata di scale che una volta sosteneva un altro aerofono del tipo Galileo. Procedendo più avanti ci si imbatte in un grosso pozzo circolare, utile all’installazione di un telemetro navale, con accanto una piattaforma in calcestruzzo sul quale veniva posizionata una fotoelettrica carrellata fonopuntata, cioè col fascio luminoso diretto da un graduato che riceveva i dati in cuffia dall’aerofono al quale era collegata.

Quasi accanto al pozzo vi è la piazzola per cannoncino contraereo per la difesa bassa a quota, mentre permangono ancora i resti di trinceramenti e altre accessori utili probabilmente per la telemetria.

Questo luogo fu in guerra uno dei più importanti in assoluto, poiché utile ad intercettare sia gli avvicinamenti navali, sia le incursioni aeree e dare con un certo margine di anticipo l’allarme alla città e alle batterie.

Armando Donato

Quando hai studiato economia domestica, risparmiare diventa un gioco da ragazzi: con metà delle luci accese risparmio fino al 50% e mi dicono pure bravo

Non voglio aggiungermi al coro di polemiche e lamentele, sterili e fini a se stesse, sull’assenza di interventi per il ripristino della pubblica illuminazione. Mi sono volutamente astenuto dal commentare i risultati sul risparmio ottenuto negli ultimi 4 anni dal Dipartimento Pubblica Illuminazione, per evitare di gettare benzina sul fuoco, ma ora non ci sto più. Penso sia inconfutabile, che se anche noi tenessimo spente metà delle lampadine all’interno delle nostre abitazioni riscontreremmo costi di gestione più contenuti.La gestione familiare del Comune di Messina, amministrata da buon padre di famiglia, è probabile che voglia  ottenenere così i suoi brillanti risultati, lasciando al buio interi quartieri, rioni e contrade.
Abbiamo atteso, con ansia e molta pazienza, che i problemi legati all’assenza della ditta, dedicata alla pubblica illuminazione, fossero archiviati e si potesse scrivere la parola fine alla farsa della luce ad intermittenza per le strade della città, ma ciò non è avvenuto.
Infatti, continuiamo a registrare assenza di pubblica illuminazione in numerose strade. Come consigliere circoscrizionale, non mi sono limitato alla mera segnalazione o ad inoltrare i soliti mille solleciti, ho avanzato proposte concrete.
Il 28 luglio del 2017 ho inviato all’assessore con delega ai Lavori Pubblici Ing. Sergio De Cola, al Dirigente Dipartimento Lavori Pubblici Ing. Antonio Amato e all’Assessore al Bilancio Dott. Vincenzo Cuzzola la proposta per l’adozione del Noleggio Operativo.
Con tale procedura, il Comune non impiega proprie risorse finanziarie né per la realizzazione degli interventi né per la manutenzione degli impianti, opportunamente modificati a spese del concessionario.
I Comuni che hanno adottato il Noleggio Operativo, grazie all’uso dei più moderni Led di ultima generazione, sono riusciti ad ottenere un ammodernamento e miglioramento dell’illuminazione stradale ed un abbattimento dei costi energetici.
I più moderni sistemi a Led consentono una gestione ottimale dell’impianto con controlli automatici di accensione, potenza del flusso in base al periodo della giornata e l’adeguamento alla stagione dell’anno.
Praticamente, l’amministrazione comunale a fronte di un ammodernamento dell’impianti d’illuminazione andrebbe a ridurre di circa il 70% il consumo energetico. Ma alla mia proposta non ha mai fatto seguito alcuna risposta.
Ad essere sinceri un minimo di interlocuzione è avvenuta su Facebook, per l’esattezza, sono stato invitato dall’assessore De Cola ad andarlo a trovare in assessorato per apprendere, cito testualmente “quello che stiamo facendo in termini di programmazione ( concreta non chiacchiere) per la pubblica illuminazione”.
Non ho mai dubitato delle buone intenzioni dell’assessore Sergio De Cola, ma dal momento che i problemi non riguardano solo il sottoscritto, ritengo che sia più corretto che vengano, lui e il dirigente al ramo, a raccontare all’intero consiglio della VI circoscrizione come numerose strade cittadine verranno nuovamente illuminate.

Mai più riunioni rinviate!

Quando col collega Massimo Costanzo, cercavamo soluzioni per risolvere il problema delle numerose riunioni istituzionali saltate per l’assenza di qualche personaggio chiave, eravamo consapevoli delle evidenti carenze dei locali della VI Municipalità. Ecco però che ci torna alla memoria un episodio, come si dice in questi casi, realmente accaduto. Lo scorso anno, infatti, ho assistito ad una riunione, indetta per discutere della viabilità del villaggio di Torre Faro e svoltasi a Palazzo Zanca, comodamente dalla poltrona di un aereo in transito da Dubai tramite l’ausilio di un App installata anche sullo smartphone del collega Massimo Costanzo. Pochi gesti ed ero collegato ad uno smartphone a migliaia di chilometri di distanza dalla via Garibaldi di Messina, apprendendo in tempo reale i contenuti di quanto discusso (e poi parzialmente concretizzato) in una riunione fondamentale per le sorti della viabilità estiva del villaggio di Torre Faro. La stessa tecnologia potrebbe essere applicata anche in altre occasioni. Dunque, riteniamo che con l’impiego di esigui fondi si possa dotare la sede istituzionale di via Consolare Pompea di un impianto di web conference. L’impianto richiesto all’assessore con delega al Bilancio Vincenzo Cuzzola, all’assessora al decentramento Antonina Santisi e al Presidente della VI Municipalità Orazio Laganà, permetterebbe di ovviare alla mancata partecipazione fisica di alcuni membri della giunta e dei relativi dirigenti comunali. Spesso, infatti, siamo costretti a rinviare importanti riunioni istituzionali per l’indisponibilità a presenziare di assessori o dirigenti. Siamo convinti, che l’installazione di un impianto audio/video con accesso remoto, consentirebbe agli invitati, impossibilitati a raggiungere fisicamente la nostra “disagiata sede”, di partecipare tramite web conference alle nostre riunioni, così da poter ottenere utili risposte in tempo reale.  A supporto di quanto richiesto, posso testimoniare come, abitualmente, durante la mia attività lavorativa, attraverso le web conference, sono in grado di partecipare a svariati meeting col semplice utilizzo di un tablet o di uno smartphone, relazionandomi con colleghi residenti su tutto il territorio nazionale ed estero.

Aiutateci a casa nostra

Ultimamente, non leggo altro che storie, vere o presunte tali, sugli antichi fasti messinesi. Il piccolo ruolo istituzionale che ricopro mi ha dato la possibilità di entrare in contatto con tanti appassionati di storia patria; la loro passione, per la Messina che fu, ha suscitato in me una curiosità sorprendente, per certi versi morbosa. Così girovagando tra antiche torri, fortezze rinascimentali e vecchie piazzole della seconda guerra mondiale sono stato irretito da storie che raccontano della Messina dei secoli scorsi. Da sempre, la città di Messina ha rappresentato la porta d’ingresso per la Sicilia, per l’isola dei sogni. Chi riusciva a conquistare la Sicilia, compiva sforzi sovrumani per conservarne il controllo. Ma quelli erano altri tempi ed i siciliani avevano un altro temperamento. Messina era protetta da numerose fortificazioni collocate nei punti più strategici della città. Negli ultimi due secoli i messinesi hanno convissuto con il sibilo costante delle palle di cannone, che a quanto pare, in taluni periodi non davano tregua. I colpi esplosi da terra, da mare, e durante l’ultima guerra anche dal cielo, hanno mutato, alla fine, anche il carattere dei siciliani. L’orgoglio che ci contraddistingueva è svanito. Tutto il sangue versato in difesa della nostra terra è stato vanificato dalla perdita di coscienza del popolo siciliano e non mi riferisco all’indipendentismo fisico, parlarne nel  nel 2017 mi sembra anacronistico. Sto pensando alla dipendenza dalle scelte della politica nazionale, che con l’avallo di quella isolana, ha trasformato una terra abitata da indomabili in un inutile serbatoio elettorale. Il peso della Sicilia nella partita politica nazionale è tale, che i politici siciliani potrebbero dettare le regole ed invece le subiscono. Ma la soglia di povertà raggiunta mi induce a ritenere che le possibilità di riscatto siano veramente esigue. Ne è scesa di acqua dalle fiumare da i tempi in cui lottavamo per difendere i vantaggi di una carta costituzionale conquistata col sangue. Come si fa ora a spiegare a milioni di persone che per ritornare ad essere un’isola ricca e fertile bisogna resistere ai morsi della fame? Io, che appartengo alla middle class, cosa posso dire ad un padre che non sa come sbarcare il lunario? Come si fa a chiede di lottare contro i signori dei contratti a rinnovo trimestrale, quando tu hai un contratto a tempo indeterminato? Francamente, nonostante i miei 40 anni, continuo a sognare un futuro in cui tutti possano avere le stesse possibilità, un futuro in cui i ragazzi partano solo per conoscere il mondo, un futuro in cui il voto sia una delega per le capacità dimostrate. Invece, ogni mattina mi sveglio sapendo che in una casa vicino alla mia c’è ancora chi spera di essere il fortunato ad avere quell’agognato lavoro trimestrale; tutte le mattine in un patronato un povero diavolo baratta la domanda per la pensione con un pugno di voti. Nessuno ha più la forza di lottare. La vera battaglia dovrà iniziare col cambiamento, ma non quello sdoganato sotto elezioni, bensì quello maturato sui banchi di scuola, per le strade tra la gente. Riaccendiamo la fiamma della speranza, delegando chi ci metta nelle condizioni di riconquistare il nostro antico splendore. I siciliani non hanno bisogno di assistenzialismo, non necessitano di elemosine per tirare a campare. I siciliani chiedono che i proventi delle tasse vengano utilizzati per costruire autostrade e ferrovie per favorire l’esportazione, esigono che siano investiti per realizzare aeroporti per accogliere turisti e non per far partire i propri figli in cerca di lavoro. I redditi di cittadinanza destinateli a chi vuole vivere di assistenzialismo, ai siciliani date le leve che a sollevare il mondo ci pensiamo noi.

Cercare risposte col lanternino ai tempi del Led

Chi ha interesse a non dare seguito alle richieste di intervento per riparare i guasti riguardanti la pubblica illuminazione?
Spesso, per non dire sempre, cambiare una semplice lampada nel Comune di Messina diventa un’avventura, una vera e propria odissea.
Quanti fra i cittadini hanno segnalato un guasto, una lampada spenta o altri disservizi, sicuramente sanno di cosa stia parlando. A volte, neanche dopo infiniti solleciti, ripetuti in un arco temporale che sembra non esaurirsi mai, si riesce a dare quelle risposte che anche a chi non abbia mai amministrato, appaiono inconcepibili e poco comprensibili.
Poiché non sono un amante della dietrologia e del complottismo, mi sono messo a studiare qualche esempio virtuoso che potrebbe far crollare quantomeno l’alibi della scarsezza delle risorse in cui versa il Comune di Messina.
Si cari concittadini, se non siete mai stati coinvolti direttamente in faccende che riguardino, buche, tombini, luci o altre cose di amministrazione spicciola, sappiate che ancor prima di capire quale sia il problema, l’autorevole risposta dirigenziale reciterà il più classico e ormai scontato: mi spiace non ci sono soldi o più verosimilmente consigliere non ci su soddi.
Ed proprio in quel momento che raccolgo le ultime energie rimaste e mi metto a fare qualche ricerca.
Cosa scopro? Che per quanto riguarda la pubblica illuminazione esiste una procedura chiamata Noleggio Operativo.
Con tale procedura, il Comune non impiega proprie risorse finanziarie ne per la realizzazione degli interventi ne per la manutenzione degli impianti, opportunamente modificati a spese del concessionario.
I Comuni che hanno adottato il Noleggio Operativo, grazie all’uso dei più moderni Led di ultima generazione, sono riusciti ad ottenere un ammodernamento e miglioramento dell’illuminazione stradale ed un abbattimento dei costi energetici.
I più moderni sistemi a Led consentono una gestione ottimale dell’impianto con controlli automatici di accensione, potenza del flusso in base al periodo della giornata e l’adeguamento alla stagione dell’anno.
Praticamente, l’amministrazione comunale a fronte di un ammodernamento dell’impianto d’illuminazione andrebbe a ridurre di circa il 70% il consumo energetico.

Una lotta con la matita in pugno!

Questo è l’estratto dell’articolo.

Il 5 novembre i siciliani saranno chiamati ad eleggere i membri dell’Assemblea regionale siciliana e il Presidente della Regione. Tempi duri per chi è rimasto legato alle ideologie. Liste di coalizione e listini del presidente fanno da contraltare a chi dell’antipolitica ha fatto il proprio credo. Sia a destra che a sinistra sono in atto gli ultimi assestamenti; è guerra all’ultimo seggio, a quoziente pieno o con i resti, purché sia conquistato. In teoria sarebbe semplice esprimere la propria preferenza, basterebbe valutare quanto è stato fatto dai candidati uscenti e ricandidati, per lo sviluppo economico, per le infrastrutture, per la sanità, per il lavoro, per l’istruzione, per i servizi sociali e per l’ambiente, dopodiché passare al setaccio i programmi delle nuove proposte. Lo so, così facendo, il rischio di ritrovare le urne deserte sarebbe altissimo.  È proprio per questo motivo, che i siciliani si affidano ad altri indicatori per la scelta dei propri rappresentanti, non vogliono che si dica che in Sicilia l’affluenza alle urne è inferiore rispetto a quella delle altre regioni. Dunque, se l’elettore siciliano accetta un piccolo cadeau in cambio del proprio voto è solo per campanilismo e spirito di competizione. A guidare le nostre scelte elettorali non sono le condizioni di bisogno a cui siamo costretti a sottostare e neanche tutti i contratti a tempo determinato che dipendono dall’esito delle consultazioni, ma la nostra innata competitività. Perciò, se da una parte ci sono i clienti fidelizzati e dall’altra i moralizzati, chi non appartiene né agli uni né agli altri, come si schiera? Purtroppo, lo spazio per i puristi dell’ideologia politica si assottiglia e finisce per vincere l’astensionismo. Personalmente, non rinuncio alla mia scelta, non abdico. Il successo del nostro viaggio non dipenderà dalla benevolenza del mare, ma dal comandante che avremo scelto.